Chi mi conosce si chiederà perché questa pagina. Tranquilli, non si tratta di ritrovata voglia di maternità alla soglia dei quarant'anni. L'attrazione verso i nanetti urlanti... volevo dire: a quelle buffe creaturine più in miniatura di me... insomma ai bambini! Dicevo: la mia attrazione per loro cresce proporzionalmente con i simpatici anedotti che le mie amiche - quasi tutte mamme - mi raccontano.
Racconti che avvengono puntualmente in treno o su un qualche mezzo pubblico, visto che LORO non hanno altro tempo per sè.
Ah, ho dimenticato di specificare che l'attrazione è verso i pargoli degli altri...
Racconti che avvengono puntualmente in treno o su un qualche mezzo pubblico, visto che LORO non hanno altro tempo per sè.
Ah, ho dimenticato di specificare che l'attrazione è verso i pargoli degli altri...
Buon compleanno, mamma!
Non tutti sono felici di compiere gli anni. Dopo una certa età - che può variare, in base alla mia esperienza, dai ventisette in su - molti si sentono vecchi, o meglio: "non piu' giovani". Alla fatidica domanda "Quanti?" si difendono con abilità insospettata aggirando la questione con battute disinvolte. Spesso il loro sorriso, teso dalla voglia trattenuta di azzannare un polpaccio dello spudorato che ha osato chiedere tanto, li tradisce. Messi alle strette dalle pressanti richieste dello spregiudicato amico - che verrà declassato nella lista nera - mentono spudoratamente adottando delle unità di misura note solo a loro in una variazione del concetto di "anno luce" o, per gli amanti della fantascienza, "anno astrale".
Non sempre sono donne a comportarsi così; ma sono loro che, in quanto madri, oltre all'affronto del tempo che passa, devono sopportare un altro bizzarro fenomeno: la "spersonalizzazione" (ai papà accade meno di frequente, perché le mogli sono pronte a compensare). Non vengono piu' viste come una persona, un'entità singola dotata di propri desideri ed esigenze. Tutto gira in funzione dei nuovi nati, irrilevante la loro età. I regali non sono piu' pensati per l'amica o la compagna, ma per la "mamma"; e di cosa ha bisogno una "mamma", sopratutto se inesperta? Naturalmente di vestitini per il bambino, scarpette per il bambino, bavaglini per il bambino, set per il pranzo del bambino, giocattoli per l bambino.
La neo-mamma non si rende conto del pericolo a cui va incontro, travolta dall'emozione che inevitabilmente il nascituro porta con sè. Ormai ogni ricorrenza sarà indissolubilmente legata alla creaturina! Anzi, quando i pargoli saranno nell'età della ragione (ossia molto, troppo!, presto) e il loro visetto angelico denoterà sincera partecipazione nel trovare qualcosa di adeguato per l'amata genitrice, le cose precipiteranno! Il loro concetto di bellezza e utilità differisce non poco rispetto a quello della persona a cui il dono è destinato.
A nulla varranno i tentativi della donna di guidare la dolce metà verso regali graditi che bilancino in parte lo stress accumulato nelle peripezie quotidiane. La conversazione fra i due partner per i preparati di questo oramai funesto evento, dovrà necessariamente tenere conto della presenza - graditissima, ma talvolta un tantino ingombrante - dei piccoli dittatori.
"Cara, cosa vorresti per il tuo compleanno?"
"Mi piacerebbe staccare per un fine settimana e andare da qualche parte"
"Noi due? Soli?" - il marito finge sorpresa, stroncando il cenno affermativo e speranzoso con un insolito pragmatismo:
"Non possiamo chiedere ai nostri genitori di tenere i bambini. Per un intero week-end! Non sono piu' giovani e non avrebbero le energie per seguire le pesti!"
"E se sabato andassimo in montagna?"
"Eh, sai che mia madre non è in forma."
Le pretese si fanno piu' ragionevoli:
"Magari mezza giornata in un centro benessere"
Ma il leggero dondolio della testa e le labbra tirate del marito la fanno sentire in colpa verso il bimbo che, con tempismo perfetto, è entrato abbracciandola e dicendole quanto le vuole bene e come sarà bello il suo compleanno festeggiato tutti insieme.
Il marito le prende la mano e sussurra:
"Vedrai, ti faremo una bella sorpresa"
E il giorno fatidico, se non si vuole essere fiscali, accade quanto promesso: una "sorpresa" per la mamma, "bella" per figli: uno splendido nintendo che sostituisca quello ormai usurato. Con la scheda-giochi già inserita! Una scelta adatta dai tre anni in su, naturalmente.
Di seguito il racconto di un divertente episodio capitato a una mia amica questa estate (2011):
I
bambini sanno sempre come metterti in imbarazzo. Gli viene spontaneo.
Un talento naturale portato alla massima arte nei momenti in cui uno
meno se lo aspetta.
Patrizia
ci racconta dell'entusiasmante fine settimana. Bé, sono tutti vivi e
vegeti, quindi lo si può considerare entusiasmante o quanto meno
fuori dalla routine di un week-end in famiglia. Si sono
persino guadagnati un trafiletto sul giornale cittadino e una rapida
notizia in tele-Novara!
“Nel
mio palazzo abita un signore di mezza età” ci racconta mentre
veniamo cullati dall'eurostar delle sette-e-zero-otto per
Milano “e quando arriva il caldo inizia a sbarellare,
perciò lo ricoverano fino a quando non torna l'autunno e lui si
calma.”
Sbarellare,
un termine gentile per dire che non ha tutti i venerdì a posto o le
rotelle a posto o... chissà perché l'uomo è alla perenne ricerca
di eufemismi che nella maggior parte dei casi risultano peggiori
della parola che denota il concetto? Insomma il tizio dava segni di
squilibrio mentale.
“Gli altri anni venivano a prenderlo quando si metteva a strepitare
dal balcone sostenendo di essere stato chiuso fuori.”
“Ma non hai detto che abita da solo?” la interrompe Serena
curiosa.
“Sì, infatti. Quando gli infermieri arrivano, trovano porte e
finestre spalancate e la valigia pronta.”
“Una persona efficiente!” osservo io.
“Vuol dire che dentro di lui sa di aver bisogno di aiuto e quello è
un modo di chiederlo” replica la giovane Anna, studentessa di
psichiatria, perennemente ottimista nei confronti del prossimo.
“Penso anch'io che si renda conto” riprende Patrizia. “Comunque
quest'anno ha risentito del caldo prima del solito; a fine maggio
sembrava non esserci più con la testa; sosteneva che si fossero
introdotti a casa sua a frugare e mio marito è dovuto andare di
sopra a calmarlo. Barbara è voluta andare con lui, così poi le
abbiamo spiegato che quando arriva l'estate quel signore inizia ad
avere dei problemi perciò lo ricoverano.”
Barbara è la figlia seienne di Patrizia. A settembre frequenterà la
prima elementare; è in un'età – mi si dice – in cui comincia a
interessarsi del mondo adulto e a dare avvisaglie di ponderatezza e
comprensione. Così, quando il vicino, cambiando inaspettatamente
copione, si è messo a urlare sotto i balconi del palazzo che avrebbe
fatto saltare per aria tutto, la bimba è uscita sul terrazzino a
dare un'occhiata e, dopo aver valutato con saggezza, è rientrata con
aria contrita nel tinello dov'era riunita il resto della famiglia,
sentenziando “Eh sì, poverino, non sta molto bene. È pazzo.”
Eccola
la parola innominabile. Pazzo! Dove l'avrà scovata la piccola
sapiente, dopo gli ardui sforzi, gli artifici e i panegirici
faticosamente partoriti dalla mente dei genitori per evitare lo
scontro della creaturina con la dura realtà?! Ma mamma e papà hanno
altro di cui preoccuparsi al momento. Due altre orecchie infatti sono
vigili e all'erta. In adorazione per ogni exploit
della sorella maggiore, Mattia, due anni appena compiuti, annuncia al
mondo quanto decretato dalla sibilla. L'innocuo pargolo, dalla pelle
chiara esaltata dai capelli corvini e le guance paffute, esce lesto,
affacciandosi all'indirizzo di chiunque sia pronto ad ascoltare e
proclama a gran voce – doveva pur sovrastare gli strepiti dello
squilibrato, no?:
“È pazzo! È pazzo! Pazzo! Pazzo! Pazzo!”
“Ssshhhh! Mattia! Vieni subito qui! Entra ti dico!” si affanna
disperata Patrizia, nascosta dietro le tende per la vergogna “Non
si dicono queste cose! Basta! Rientra!”
Non si sono ancora resi conto che il matto del palazzo agita fra le
mani una bombola di gas. Il porticato gli impedisce di vederla e la
polizia deve essere allertata dai dirimpettai che si sbracciano per
avvertire gli altri condomini che il pericolo è vero e imminente.
“Pazzo!
Pazzo! Pazzo!” continua Mattia imperterrito, infervorato dagli
sguardi divertiti degli altri adulti che curiosano e dal suono di
quella parola scoppiettante: la “p” che esplode dalle labbra
esaltata dalla vocale aperta e la “z” che crepita fra i suoi
denti nuovi. Sì, proprio una bella parola da pronunciare alta e
chiara “Pazzo!”
Ignorando la madre che si agita fra i tendaggi, osserva gli omini in
divisa blu e quelli in tuta arancione, non si accorge che sono
infastiditi dal suo petulante intervento. I medici alla fine riescono
a far salire il pazzo in ambulanza. È stato semplice, visto che
aveva già staccato il frigorifero, chiuso il gas dei fornelli e
preparato la valigia. Scampato pericolo! Ma i giornalisti locali sono
accorsi e uno di loro ha fotografato Mattia dietro le sbarre del
terrazzino. Dal basso, l'immagine sgranata, non si intuisce la sua
vera espressione. “Un bimbo imprigionato dalla momentanea follia di
un pazzo” recita un trafiletto sotto. Dove saranno i suoi genitori,
viene da chiedersi vedendolo, perché non lo proteggono?
In
realtà, sapendo
l'accaduto, mi chiedo se non sia ancora stata fondata un'associazione
per la protezione dei genitori!
Io adoro i bambini. Quelli degli altri, naturalmente! Sono così divertenti.
Io adoro i bambini. Quelli degli altri, naturalmente! Sono così divertenti.
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